Re Artù

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Capitolo XVII: Re Artù

Il periodo di studio, esperimenti e viaggi di Merlino copre un arco di tempo molto lungo, quasi la sua intera vita (che fù molto lunga). Infatti, è all’incirca all’età di sessant'anni che Merlino venne richiamato a corte dal re in carica, figlio di Vortigern, Uther. Il Re bretone costrinse Merlino a trasfigurarlo in Gorlois di Cornovaglia così da poter entrare nel Castello di Tintagel e possedere la moglie di questi, Igerna. Da quella notte d’amore fedifrago fù concepito Artù. Molte teorie sono state formulate sul perché Merlino assecondò l’egoismo del re. Sicuramente la più accreditata è quella sostenuta dal medievalista Gaston Labais (nel suo “Luci e ombre nella vita di Merlino”). Infatti, il grande mago avrebbe avuto una visione in cui avrebbe visto le grandi gesta compiute dal frutto di quell’amore ingannevole: le vicende dei Cavalieri di re Artù e della Tavola Rotonda. Tuttavia, il re in carica Uther non volle credere a Merlino e alla sua profezia: Artù era soltanto un suo figliastro e non suo figlio legittimo e primogenito. Anzi, accusò il mago di voler usurpare il suo posto, raccontandogli quelle storielle e fece bandire Merlino dai confini del suo Regno.

Ma le sirene e i tritoni, abitanti del Lago, quello stesso lago che Merlino, sconfiggendo un drago e mettendone in fuga l’altro, aveva fatto comparire dalle profondità della terra, fecero emergere un isolotto roccioso entro cui stava conficcata una Spada: Excalibur, la Spada nella Roccia. Allora, Merlino fece la sua terza e più famosa profezia: “Solo Colui che riuscirà a estrarre la Spada, diventerà il re di Camelot”. Questo è il periodo forse più oscuro di tutta la vita del mago, in quanto si perdono le sue tracce per quasi vent’anni. Lo storico magico Karl Hanziger (nel suo libro “La vera storia di Merlino” ) sostiene che il mago cominciò a dedicarsi all’insegnamento della Magia, attorniandosi di giovani maghi desiderosi di apprendere l’arte della Trasfigurazione e degli Incantesimi e girando tutto il Mondo in quel momento conosciuto, come una sorta di “Messia della Magia”. Tuttavia, dopo che erano passati circa vent’anni dal suo bando dalle terre di Camelot, apprese la notizia che Re Uther era morto, lasciando così vagante il trono, in quanto nessuno dei figli legittimi del sovrano era riuscito a estrarre la Spada nella Roccia.

Tornato a corte, fece la conoscenza di una delle figlie di re Uther: Morgana, l’unica, tra i figli del sovrano, ad avere poteri magici. Tuttavia, scoprì ben presto che la Magia a cui si era votata la strega non era quella bianca, bensì quella nera: quest’ultima appoggiava il primogenito legittimo di Uther come futuro sovrano di Camelot, Gamlete, avendolo soggiogato con le Arti Oscure e avendolo ridotto a poco più che un fantoccio nelle sue mani. Merlino, invece, appoggiava il figlio illegittimo di Uther, Artù, ridotto a poco più che uno servo alla corte del padre. Su questa parte della storia le leggende sono molteplici. Persino i babbani sanno della leggenda di Re Artù e della Spada nella Roccia! Lo storico magico Andreij Leojntiev (nel suo “Merlino e la strega Morgana: nemici o amici?”) sostiene la tesi di una prima battaglia tra i due maghi, che vide poi la vittoria di Merlino e Artù che riesce a estrarre Excalibur dalla roccia.

La cosa certa è che Artù, poco più che ventenne venne incoronato Re di Camelot e Merlino diventò il suo consigliere di fiducia, mentre la strega Morgana venne bandita. Sappiamo che fù un grande Re, e grazie soprattutto al consiglio di Merlino, il suo regno prosperò. Tuttavia un’ombra scura calò ben presto sul Regno: Artù fu ucciso dal figliastro, Mordred, che ebbe da Morgana. Merlino non era presente, e Padre e Figlio si uccisero vicendevolmente. Il Regno di Camelot sparì: molti Storici della Magia si interrogano sul motivo per cui di questo regno è rimasto così poco, tanto da farlo credere una leggenda. E’ probabile che l’impiego di magia, uomini e armi rase completamente al suolo il Castello di Artù, ed è ancora più probabile che numerosi incantesimi di memoria vennero scagliati in seguito a quella spiacevole vicenda. Arsenius Holdbridge nel suo libro ‘Magia Instabile’ asserisce che il forte uso di magia possa aver in qualche modo scatenato una qualche energia in grado di obliviare un intero paese. Più probabile è invece pensare che la Lega di Morgana e l’Ordine di Merlino abbiano lavorato, nel corso dei secoli, per proteggere le ultime vestigia di Camelot dallo sguardo indiscreto dei Babbani, aizzati dallo spargimento di sangue che avvenne durante l’attacco di Mordred a Camelot.

Per quanto riguarda la morte di Merlino sono molteplici le teorie. Gli storici della Magia sono, tuttavia, più inclini a ritenere valida la teoria raccontata da Robert De Boron nel XV secolo nel suo poema “Merlino”. Il mago, soggiogato dall’amore di una bellissima donna (alcuni ritengono che fosse una Veela o persino la strega Morgana trasfigurata), viene convinto da quest’ultima a donarle tutti i suoi poteri magici, per poi imprigionarlo in un Castello invisibile per l’eternità. Ciò avvenne proprio mentre Mordred attaccava Camelot. Così si sarebbe adempita la Profezia che la famiglia del padre di Merlino si tramandava da secoli: “[…] ma dolorosa la morte per via dell’amore che mai avrà”.

A buon diritto, Merlino per le sue opere e le sue imprese può essere quindi considerato il mago più grande di tutti i secoli.