Catalizzatori magici nella Storia

Da WikiMh.
Librostoria.png Collegamenti utili: Tutte le pagine di Storia della Magia · Il programma della materia

Questi appunti sono di proprietà di Marco (William McBryant), Jessica (Rosmilda Welkentosk) e Simone (Ailbeart McKalleart). Hanno collaborato: Vincenzo (Vincent Stars) e Marco (Gregor Darsel). Ne è vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicita autorizzazione degli autori e senza l'attribuzione della paternità.


I Catalizzatori Magici nella Storia

Oggi i catalizzatori magici (ovvero gli strumenti tramite i quali vengono incanalati i poteri di un Mago o di una strega) più utilizzati sono le bacchette magiche. Tuttavia sarebbe errato pensare che questi particolari oggetti siano sempre stati presenti nella Comunità magica, almeno nella forma che conosciamo oggi. Innanzitutto per comprendere questo concetto è essenziale chiedersi come funzioni una bacchetta: questa è costituito da un involucro esterno che racchiude in sé un nucleo magico. I nuclei più utilizzati in Inghilterra sono Corde di cuore di Drago, Piume di fenice, e Crini di Unicorno ,ma nel mondo vengono impiegati i più disparati nuclei provenienti da Creature magiche dotate di grandi poteri.
E' proprio grazie al potere intrinseco di 'parti' prelevate da queste Creature che il potere di un Mago può essere incanalato e controllato. Non è un caso che ogni bacchetta sia dotata di una propria personalità. Abbiamo detto che questo nucleo è racchiuso in un particolare involucro. Il materiale più utilizzato per realizzarlo è il legno, in quanto le diverse tipologie di alberi da cui è ricavato hanno particolari proprietà, che associate a nuclei differenti possono impreziosire, accrescere e diversificarne i poteri. Tuttavia, sebbene il legno sia il materiale più indicato, alcuni catalizzatori possono essere realizzati anche in materiali diversi, come ossa, metalli, pietre preziose e simili.
I Maghi non hanno sempre sentito la necessità di incanalare i propri poteri. Abbiamo visto come nella Preistoria ci si limitasse a imporre le mani o a manifestare il proprio potere a casaccio. La Magia con le mani è una pratica utilizzata ancora oggi, non molto nel nostro paese, ma molto diffusa per esempio in Italia e in Cina. Tuttavia è una branca della Magia particolarmente complessa, che nella maggior parte dei casi si rivela imprecisa e poco affidabile, sopratutto se non si è provvisti di un grande potere magico. Ma come sono nati i primi catalizzatori? Come spiegato sopra non hanno sempre avuto la forma di bacchette. I Maghi hanno sempre incanalato i propri poteri nei più disparati oggetti. Numerosi documenti narrano di manufatti atti a tale scopo: Bastoni, scettri, corone, anelli, bracciali, spade, scudi e indumenti provvisti di particolari rune e simboli magici, decorati da pietre preziose e sezioni di animali magici. Anche in questo caso tempo e luogo hanno creato variabili infinite.
Si dice che la bacchetta magica sia un'invenzione europea, ma se se ne hanno tracce anche nell'antica Grecia e in epoche altrettanto remote. E' probabile che non fossero bacchette come oggi le conosciamo, ma non per questo cosi distanti dal concetto di base. Di certo in Europa le bacchette vennero perfezionate e brevettate, arrivando alla forma moderna. La Confederazione Internazionale dei Maghi ha emanato un decreto nel 1690, la 'Legge sulle Bacchette' per limitare l'uso delle bacchette magiche, precludendolo ai soli Esseri umani. I Fabbricanti di bacchette sono tenuti in grande considerazione nella Comunità magica. Essi detengono importanti segreti, tramandandoli e perfezionandoli di generazione in generazione.

Le Bacchette Magiche

La bacchetta magica è un catalizzatore, un potente catalizzatore dell'energia del mago, attraverso la quale è possibile compiere incantesimi e magie. Nella preistoria non esistevano le bacchette magiche. Si pensa che siano state inventate dopo, attorto al 3°Secolo avanti Cristo. Fu intorno a quel periodo che maghi e streghe scoprirono che particolari sostanze - peli di unicorno, corde di cuore di drago, piume di fenice e altri ingredienti - aumentavano il loro naturale potere magico, o meglio lo focalizzavano su un punto. Oggi nessun mago, tranne i più esperti, riesce a fare magie senza le bacchette o oggetti magici, mentre nella preistoria dovettero arrangiarsi. Compiere magie senza bacchetta richiede, oltre che grande esperienza, doppia concentrazione e un elevato dispendio di energie; inoltre c'è una più alta probabilità che l'incanto non riesca. Per questo motivo tuttora nessun mago proverebbe a castare un incantesimo senza bacchetta. Qualsiasi mago che avrà per sbaglio provato a fare qualche magia senza l'ausilio della bacchetta avrà senz'altro notato che i risultati sono molto imprecisi e il rischio di sbagliare è alto, come ho detto prima. Invece, puntando, per esempio, una piuma di fenice verso un sasso, si riusciva a farlo levitare con più facilità e maggiore precisione. Ad esempio, grazie anche ad una sola piuma di fenice puntata contro il bersaglio, ci sono più probabilità che l'incanto riesca rispetto a chi lo castava a mani nude. C'era chi faceva sortilegi migliori con dei peli di unicorno o con il cuore di drago, esattamente come oggi un mago ottiene ottimi risultati solo con la propria bacchetta, contenente l'elemento che gli si addice, e il più delle volte mediocri con quella di un altro. Ma converrete senz'altro con me che tenere in mano il cuore di un drago per poter castare incanti - proprio come ho detto nell'esempio di prima con la piuma di fenice - non sia esattamente un'esperienza piacevole. Allora perché non metterlo all'interno di un rametto cavo la quale forma avrebbe aiutato ad indirizzare l'incantesimo? Ed ecco la nascita della bacchette magiche, molti anni fa. La lavorazione e la realizzazione della bacchette magiche non è affatto semplice. Una bacchetta realizzata male può influire decisamente sulla riuscita degli incanti del proprietario di essa. Quindi, in conclusione, esistono vari tipi di oggetti magici che aiutano il mago a catalizzare le proprie energie. Anni fa, intorno al III secolo avanti Cristo, questi oggetti, in minima parte, vennero inseriti all'interno di rametti cavi dalla forma allungata, che prendono il nome di bacchette magiche. Secoli fa le bacchette erano più lunghe di ora, ma in seguito i costruttori, per comodità, ne ridussero la lunghezza. Nel 382 avanti Cristo nacque il primo antenato della famiglia Olivander, i più antichi e abili costruttori di bacchette della Gran Bretagna. Attualmente, come sicuramente saprete, il negozio di bacchette di Olivander si trova a Diagon Alley. Secondo le attuali leggi del Ministero della Magia, la vendita delle bacchette è vietata a tutti i maghi e streghe minori di 10 anni e a tutte le creature non umane.

Teoria sull'invenzione delle bacchette magiche

Gli storici hanno formulato varie teorie sull'invenzione della bacchetta magica e questa, a parer mio, è la più attendibile, storicamente provata. E' intuibile che il potere insito in una bacchetta dalla così perfezionata rifinitura lo si è raggiunto in numerosi millenni di studi, tentativi e risultati da parte di inventori più o meno rinomati, di cui tanti storici hanno scritto in passato e di recente. Si tratta dell’ipotesi avanzata nel Tardo Seicento dallo storico e archeologo magonò Christopher Ruben Cornelius Jasperwind, il quale, alla luce di una serie di ritrovamenti esposti nel suo spesso manuale, "De Historiae Magicae: Terra Marique", afferma l’impossibilità di attribuire ad un unico inventore l’origine della bacchetta e la certezza che essa risalga ad almeno due secoli prima rispetto alle comuni teorie che la datano strumento d’un mago solo dal 3 secolo a.C. Secondo quanto Jasperwind racconta infatti, negli anni compresi tra il 580 ed il 590 a.C. un giovane mago d’ingegno brillante e interesse per le erbe, nominato Rolus di Vandir, riuscì a penetrare le difese dei Giardini Pensili di Babilonia (annoverati tra le Sette Meraviglie del Mondo Antico dai Babbani) che contavano al loro interno piante ed alberi provenienti da ogni parte della Terra conosciuta. In questo luogo Rolus, trovando rifugio in un faggio cavo e sfamandosi dei vegetali commestibili per un periodo compreso tra i quattro e i cinque mesi, s’ingegnò nello studiare le proprietà delle diverse erbe presenti, giungendo infine all’opinione che se una semplice foglia possedeva delle particolari qualità (curative, lenitive, soporifere, velenose etc..), anche la radice ed il tronco dai quali si era generata dovevano averne. Così, intenzionato a sfruttare i poteri onnipresenti nel legno per catalizzarli e poi, a debito comando, liberarli, egli creò la prima bacchetta magica. Mentre operava questi esperimenti tuttavia, Rolus giunse a due importanti scoperte: prima di tutto notò che ciascuna bacchetta aveva proprie proprietà fisiche e chimiche in base al diverso legno utilizzato (le bacchette ricavate da legni di alberi a corteccia spessa erano più robuste e meno maneggevoli, quelle invece ricavate da legni di alberi originari delle zone climatiche più impervie erano più flessibili e resistenti, quelle infine date da legni di alberi provenienti dalle zone temperate erano di media flessibilità e robustezza) e ciascun legno era più adatto ad una branca della magia piuttosto che all’altra; in secundis notò che i risultati migliori erano quelli ottenuti con bacchette fabbricate all’alba o al tramonto, i momenti della giornata cioè in cui il potere del Sole è maggiore. I segreti scoperti da Rolus furono per anni tenuti nascosti dai discendenti dello stesso, finché nel I secolo d.C., un suo discendente (del quale però Jasperwind non ha saputo dirci il nome) spostatosi verso le terre del Nord, unì le conoscenze del proprio antico predecessore con quelle dei popoli locali, giungendo alla conclusione che per rafforzare il potere del legno di catalizzare la magia (in parte insita in esso, in parte proveniente dal mago) fosse una buona idea incidere sulla verga un simbolo runico. Quest’usanza in realtà ebbe vita breve poiché, come attestato da un breve taccuino che Jasperwind rinvenne nei pressi di Tintagel (Cornovaglia) e disse portare la firma di Merlino (VI-VII secolo d.C.), si scoprì in quegli anni che la funzione della runa di amplificare il potere poteva essere compensata con successo dall’inserimento all’interno del legno della verga di un qualunque materiale proveniente da animali o creature magiche (piuma di fenice, capelli di veela, crine di unicorno, essenza di acromantula...). D’allora all’epoca di Jasperwind fino poi ad arrivare ai giorni nostri, pochi altri piccoli accorgimenti (come la diminuzione della lunghezza della verga per una maggiore maneggevolezza) hanno consentito alla bacchetta di raggiungere quell’identità a noi familiare. Tuttavia, la teoria dello storico citato per lungo tempo non venne assolutamente presa in considerazione (alcune malelingue parlano di una discriminazione dovuta alla sua natura di mago mancato) perché, a dispetto delle diverse prove che egli addusse (come il taccuino di Merlino o i resti degli appunti di Rolus di Vandir), ritenuta improbabile e favolistica; quest’oggi invece c’è chi afferma che l'attendibilità della teoria di questo storico si trova tutta, oltre che nella veridicità delle prove e nella molteplicità degli inventori, in quel lento progredire di una verga sempre più perfezionata, che Jasperwind porta avanti, e sempre tesa ad una migliore resa magica.